– Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell'acquaccia amara. – Dov'è la pallina di zucchero? – Eccola qui – disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d'oro. – Bevila: e quando l'avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca. “È dolce o amara? – È amara, ma ti farà bene. Caso poi fossero tanto delicati da non voler scappare, allora scapparei io, e così la farei finita.” Se ne vadano per i fatti loro, e zitti!” A questa parlantina fatta sul serio, quei poveri assassini, mi par di vederli, scapperebbero via come il vento. Andrei loro sul viso gridando: “Signori Assassini, cosa vogliono da me? Si rammentino che con me non si scherza. E poi anche se li trovassi qui sulla strada, mi darebbero forse soggezione? Neanche per sogno. Per me gli assassini sono stati inventati apposta dai babbi, per far paura ai ragazzi che vogliono andare fuori la notte. Ecco qui: perché io non ho voluto dar retta a quell’uggioso di Grillo, chi lo sa quante disgrazie, secondo lui, mi dovrebbero accadere! Dovrei incontrare anche gli assassini! Meno male che agli assassini io non ci credo, né ci ho creduto mai. A lasciarli dire, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri: tutti anche i Grilli-parlanti. “Davvero - disse fra se il burattino rimettendosi in viaggio – come siamo disgraziati noialtri ragazzi! Tutti ci sgridano, tutti ci ammoniscono, tutti ci danno dei consigli.
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